Sergio Giusto nasce ad Albenga il 5 gennaio 1956.
Finiti gli studi tecnici si trasferisce in Olanda dove frequenta gli ambienti artistici di Amsterdam. Lì espone in personali e collettive, acquisendo nuove abilità professionali e culturali. Tornato in Italia, attraverso la Galleria “LA TELACCIA” di Torino si inserisce nell'ambiente artistico italiano esponendo in personali e collettive partecipando alla Mostra Mercato di Padova. Nel 2010, trasferitosi sul lago di Garda espone con una personale alla “LOSA” di Garda, nello stesso anno partecipa a diverse rassegne collettive in Verona. Grazie alle metafore e alle parodie del suo Realismo Magico, riscuote molti successi. Nel 2012 sempre alla “LOSA” di Garda espone in una bipersonale, nel 2013 personale alla “IL TRANSITO” di Arco curata dallo scultore Renato Ischia. Nel 2014 inizia con la PassepARTout Unconventional Gallery di Milano e la Galleria Oldrado da Ponte un percorso espositivo che lo condurrà ad essere presente in manifestazioni culturali di settore, quali Arte fiera Piacenza, Arte Fiera Cremona e Vernice Art Fair di Forlì fino a giungere ad Arte Padova, dove la sua opera riscuote un grande successo di visitatori. L’Artista Sergio Giusto espone in permanenza presso la PassepARTout Unconventional Gallery di Milano, che nel 2015 gli ha dedicato una mostra personale a sottolineare l’argutezza e le doti espressive dell’artista. Attualmente l’Artista vive ed opera ad Albenga. Hanno scritto di lui i critici d'arte Ottavio Borghi e Giorgio Falossi, il giornalista Andrea Torresani e l'artista e critico d'arte Felice Naalin.

 

"La mia arte è impostata su criteri simbolici avallata da quella frase di Dino Buzzati
che sosteneva che il simbolismo e' una seducente follia di visioni"

Così parla Sergio Giusto della sua arte.
Ed è proprio ispirandosi al “Realismo Magico” che Sergio Giusto ci racconta con i suoi lavori una visione attonita del reale. Il "Realismo Magico", rappresenta uno stile riconosciuto già agli inizi del 1900 e più precisamente nel 1925 il critico tedesco Franz Roh utilizzò questo termine per descrivere un insolito realismo, caratterizzato da una minuziosa rappresentazione dei dettagli, provocando nello spettatore una percezione non abituale della realtà, rivelandone aspetti nuovi o inconsueti e suggerendo significati alternativi. Tra i pittori appartenenti a questa corrente troviamo De Chirico e Dino Buzzati, per citarne solo alcuni.

Oggi, Sergio Giusto è un artista del suo tempo e le sue opere hanno il compito di raccontare delle storie in bilico tra fantastico e surreale. I suoi personaggi sono raffigurati con estremo naturalismo, e grazie all'aggiunta di elementi surreali o paradossali, danno all’opera un effetto misterioso, trasmettendo un senso di irrealtà, riuscendo a rendere plausibili e convincenti le proprie visioni improbabili, oniriche o fantastiche.

Nei suoi lavori sono rappresentate tematiche politiche e sociali viste da diverse prospettive. Le immagini narrano storie al limite della follia in una lucidezza profonda e una spiccata sensibilità come solo gli artisti, quelli veri, riescono ad esprimere nelle loro opere.

Nelle produzioni realizzate nel corso degli anni dall’artista, si riescono ad analizzare situazioni paradossali che, con un’attenta lettura, ci portano al nostro presente, teatro di paradossi quotidiani.

Con grande ironia, Sergio Giusto mette in scena i conflitti dell'Uomo rispetto alle regole imposte dalla politica spesso corrotta e dalla morale religiosa.

La Donna è protagonista delle sue opere. Immagini che comunicano all’osservatore una delicata consapevolezza a tratti esuberante, in altri malinconia. Nelle sue opere, la Donna si caratterizza per le raffigurazioni che interagiscono con il mondo mistico che la circonda. L’artista riesce così a creare una piacevole atmosfera grazie all’accurata scelta dei colori ma, nelle espressioni dei soggetti, si percepisce una disperazione quasi fantasma. In questo modo l’artista espone i suoi pensieri e le sue preoccupazioni, in particolare propone vari aspetti che hanno a che fare con la natura distruttiva dell’essere umano e lo stato degradante della nostra civiltà.

Elena Ferrari
PassepARTout
 
 
 
Sergio Giusto è un disegnatore raffinato e velocissimo nell’esecuzione. I suoi innumerevoli personaggi, rappresentati accanto ad una miriade di animali dai fantasmagorici colori, animano un mondo fiabesco che diviene universo di volti, di sguardi, di posture.
Una realtà che va oltre la figurazione per entrare in una dimensione onirica, allegorica, suadente. La luce prende il sopravvento nelle eleganti atmosfere accarezzando i volumi, diramandosi nel paesaggio, rigenerandosi nelle allegoriche e vibratili trame come essenze ed entità mutevoli. I colori a pastello sono tenui e dolci, diffusi con sapiente e meditata alternanza in modo da creare un substrato piacevole e luminoso, svelando insieme alle sinuose sinopie, la grandezza espressiva dell’artista.
 
Gianluigi Guarneri

 

 

LE RIFLESSIONI DI OTTAVIO BORGHI

A prima vista le opere di Sergio Giusto denotano una mano decisa ed estremamente esperta che sa sfruttare una predisposizione innata per la grafica, pure non rinnegando le esperienze acquisite in altri generi figurativi.
Forte della sua particolare abilità, l'autore la mette a frutto per narrare in chiave satirico-naturalistica dei vizi e delle virtù dell'uomo e della donna, estendendo la sua analisi anche a tutto il resto della fauna terrestre. E per ottener tutto ciò si serve dell'apparenza a suo modo reale, al fine di giungere a un ideale per certi versi oscuro, tecnica nel suo caso, più efficace di una rappresentazione estremamente mimetica.
Nella realtà, da una lettura meno superficiale delle sue creazioni dall'apparente stile fumettistico, caricaturale e allegorico punteggiato da qualche riferimento esoterico, si scoprono anche significati più' profondi. E questo, pure essendo portati a pensare ad una rivisitazione della deformazione, dell'orrido e dell'animalizzazione dei personaggi incentrate sulla stoltezza degli uomini che soggiacciono a le tentazioni demoniache, mettendo a confronto il bene con il male ed il brutto con il bello, tendenza così bene illustrata dalle opere di HIERONYMUS BOSCH. Alla fine però si finisce con lo scoprire il simbolismo di fondo radicato in una concezione romantica della vita e dell'amore inquadrati in un contesto universale naturalistico, che sembra sfociare nel culto panteistico della natura nel seno alla quale l'uomo non è più considerato il solo protagonista. Le sue figure quindi non sono più da apprezzare solo da un punto di vista iconico, ma bensì come illustrazioni fantasiose di un mondo speciale ricco di simboli e di vitalità, con un occhio particolare per la donna, quasi sempre protagonista delle sue opere.

Quello di Giusto è un modo palese per effettuare una erotizzazione della grafica, uscendo così in modo molto ardito dalla gabbia vincolante delle convenzioni e di un frequentemente malinteso perbenismo che assieme impedirebbero la formulazione di metafore astratte. La sua opera rappresenta il sincretismo fra nostalgie matriarcali e presunte divinità preposte alla fecondità, dove l'onda lunga di una nordica austerità influenza la commistione fra la fanciulla liliale, la femme fatal e le eroine mitologiche, in una saga di ebbrezze misticheggianti. Si può quindi affermare che la sua arte impostata su criteri simbolici è avallata da quella frase di Dino Buzzati nella quale lo stesso sosteneva che il simbolismo è una seducente follia di visioni inconsuete. In quanto l'artista evidenzia, servendosi di una chiave particolarmente originale luci e ombre dei comportamenti umani, in funzione della sua particolare sensibilità di fronte al mondo esteriore, esplorando nel contempo anche i più morbosi moti dell'anima popolati dai misteri dell'inconscio. Tutto ciò per mezzo di un alfabeto quasi occulto in modo da poter esprimere il misterioso, l'abnorme, l'inconsueto ed il terribile che si incarnano nella natura evocando l'ignoto. Ma fra rappresentazioni inedite e riflessioni consce ed inconsce, che nascono analizzando le sue opere è possibile anche constatare che l'autore riesce ad introdurre nelle composizioni ampi spazi di vera poesia. In modo particolare quando la sua grafica prende ulteriore vita ad opera dei suoi pastelli e delle seducenti polveri dei pigmenti per cui con pochi tratti e pochi colori, se pure scevri di esaltanti picchi cromatici, riesce a realizzare momenti di grazia e di dolce lirismo.